21 settembre 2008

Stamattina mi sono svegliato, ho acceso la luce, sono sceso dal letto, mi sono strascinato fino in bagno e mi sono lavato la faccia.
Perché non mi sono svegliato? Perché, come accade di solito, l'acqua gelata buttata sul mio viso non ha scatenato in me nessuna scarica di adrenalina, alcuna sensazione di rinascita, la benché minima voglia di affrontare la giornata?
Sono sceso a fare colazione: ho scaldato il latte, preparato la tavola, scelto i biscotti, aggiunto al latte la giusta quantità di caffè. Ho inzuppato gli sfiziosi biscotti fino alla sete. Ho ingerito l'intera tazza ricolma senza prendere respiro e l'ho riposta sul tavolo. Poi ho fissato il vuoto: perché non ho avuto la solita sensazione di pienezza? Perché mi sono alzato automaticamente dalla sedia e non ho provato la sensazione che il latte scivolasse verso il basso del mio stomaco?
Afferro la maniglia della porta. Perché non ne percepisco la bassa temperatura?
Esco di casa. Ancora niente. Non riesco a provare nulla. Nè la gioia di andare verso cose nuove, verso la scoperta delle prossime dodici ore, verso nuove sfide e difficoltà. Nè la paura di lasciare la sicurezza della propria casa, la paura delle incognite.
Niente; potrebbe svolgersi un conflitto a fuoco di fronte a me e io gli andrei incontro senza provare disagio o alcunché.
Via Zamboni, zona universitaria, centinaia di persone che passano, si spostano, corrono, parlano, incampano, riflettono. Ricordo di aver avuto la sensazione di sentire queste centinaia di cervelli in funzione, come entrare in un giornale le cui rotative vanno a tutto vapore; ricordo di essermi innamoratodi ciò. Adesso arrivo col mio walkman che mi spara nelle orecchie una musica dolce e tranquilla, tutta la mia sensibilità è assorbita dall'apparato uditivo, nessuna sensazione di freddo, faccie tutte uguali mi vengono incontro; cammino seguendo un percorsogia noto, il pilota automatico mi porta a destinazione.
Forse comincio a capire. Tutto intorno al mio corpo c'è una guaina bianca perfettamente aderente, perfettamente termica, indistruttibile, isolante.
io provo a bucarla, ma lei si deforma all'infinito come la plastica di un palloncino, senza rompersi.
Il mondo esterno tenta di sollecitarmi, ma nulla attraversa la mia armatura.
La sera esco con gli amici; ma ancora nessuna reazione, nessuno stimolo riesce a raggiungermi, niente riesce ad uscire.
Mi sdraio nel letto la sera, con tutte le forze cerco di distruggere la guaina, ma qualunque cosa faccia, rimango intrappolato nei miei stessi puerili tentativi.
La vita diventa una noia mortale, tutto è noia, tutto è già visto, tutto mi scivola accanto.
Poi all'improvviso ricordo, è una sensazione già vissuta, è una prova che ho già superato. Devo solo attendere, aspettare, e la guaina un giorno si seccherà e sarà sufficiente una piccola pressione per mandarla in mille pezzi e finalmente uscirne fuori. Svegliarsi pieni di gioia, uscire andando alla scoperta di come sia meraviglioso vivere, la sera con gli amici divertirsi con nulla, addormentarsi con serenità; in una parola sola: AMARE !

#Febbraio 1991#

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