14 febbraio 2008

LO SPECCHIO

Entro nella stanza ed alzo gli occhi,
comincio ad osservare
qualcosa che già conosco:
quel volto, quel naso
quella bocca, quegli occhi
quei capelli
li ho già visti centinaia di volte
migliaia di volte;
li ho visti cambiare nel corso degli anni,
li ho visti sempre uguali nel corso del tempo.

Eppure rimango li e osservo;
i raggi di luce riflettono sul fondo
e colpiscono i miei occhi
che scrutano ogni centimetro di quel viso
ogni volta con rinnovata curiosità.

A volte guardo e dico:
quanta bellezza in questi lineamenti.
Altre volte invece penso:
ma chi è, quello sconosciuto.
Eppure loa figura è sempre identica.

Come può avvenire un tale miracolo?
E forse un magico strumento
quello da cui proviene questa immagine?
Sono i miei occhi soggetti ad una illusione?
Come può avvenire
come può succedere
come può accadere
che due cose identiche
siano tanto diverse, tanto lontane.

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi
Sentirsi soli, piccoli e indifesi
nell'immenso universo vuoto.
Guardarsi allo specchio
e cominciare ad amare
Riempire quell'immenso universo vuoto
di luce bianca.

#Aprile 1989#

CONTINUAI LUNGO LA VIA

Camminavo per la via
faceva freddo e l'aria era ferma,
alzando gli occhi
mi accorsi che il cielo aveva una strana luce,
inspirando profondamente
l'aria mi solleticò le narici
in modo inconfondibile,
ebbi la certezza;
sarebbe nevicato.

Continuai lungo la via.
Mentre alzavo il bavero
del mio cappotto nero
mi accorsi che i primi fiocchi
stavano già scendendo;
comincia ad osservarli:
ecco, spuntati dal nulla
scendono lentamente,
seguendo magici percorsi
toccano terra senza far rumore
toccano terra a muoiono
toccano terra e scompaiono.

Continuai lungo la via
i bianchi fiori del cielo
cominciarono a colorare tutto:
i tetti, le auto
i lampioni, la strada
ea anche il mio nero cappotto

Continuai lungo la via
ecco spuntare dal nulla
una figura nera
si avvicina e mi incrocia.
Era lei !!
Mi giro di scatto
bianchi fiori cadono dalle mie spalle
ma la figura nera
è già stata inghiottita
dal mare bianco.

Ripresi a camminare
e continuai lungo la via.


#Aprile 1989#

10 febbraio 2008

Finalmente ti ho rivista
è passato molto tempo.
E' stato a casa di un'amica;
sapevo che ci saresti stata
e mentre arrivavo; dentro di me:
paura, gioia e dolore.
Appena entrato ti ho salutata
con un timido ciao,
quasi senza guardarti negli occhi.
Mentre tutti parlavano
cercavo di evitarti:
ero agitato, arrabbiato,
e il mio plesso solare sembrava in fiamme.
Per tutta la sera sono affiorati ricordi
ed ogni volta lo stomaco si chiudeva sempre più.
Mi sembravi lontana,
e spesso tanto vicina.
Poi ti ho accompagnata all'auto
ed ho rifiutato il tuo passaggio.
Mentre camminando lentamente
e con lo sguardo basso;
tornavo a casa
il mio viso si è bagnato
ma non stava piovendo,
piangevo
piangevo, ancora per te.
Spesso mi sono scese le lacrime:
per il dolore
per la commozione
per la gioia
per la disperazione
per la tristezza
per la malinconia.
Ma oggi non ne conosco il motivo.
Quelle piccole gocce
che hanno bagnato l'asfalto
sono rimaste la
accompagnate per sempre dal loro mistero.

#Marzo 1989#

08 febbraio 2008

IL BECCHINO

Quando la bara è messa nel loculo
arriva lui, il becchino.
Il suo cappello e la sua divisa grigi
gli aprono una strada attraverso la gente
quasi intimorita, da questa figura.
Gli attrezzi sono gia li, per terra
ai piedi della parete.
Lui si piega e comincia a lavorare,
e intanto tutti, tenendosi a rispettosa distanza,
lo osservano quasi stupiti.
Con calma professionale
e grande esperienza
costruisce quel muro
che per sempre dividerà
la salma dai suoi amici, conoscenti e cari.
Spesso è quello il momento in cui
ci si rende conto che chiunque ci sia
dentro quella bara
non ci parlerà più
non ci sorriderà più
non ci abbraccerà più.
Ma il becchino continua
con la sua cazzuola la calce
e quei terribili mattoni di legno.
Di legno, come sembra essere il suo cuore.
Ma sono certo che quell'uomo vestito di grigio
è l'unico che capiscese e quanto bene
volevano al defunto;
quelle persone che ora la fissano
mentre sta' lavorando.
(Mi piacerebbe che quel muro, quando vi sarò io dentro la bara,
fosse costruito da qualcuno che mi conosce, o è meglio dire
che mi conosceva?)

#Marzo 1989#



(Vi prego fate che io non venga murato,
qualunque cosa ma non chiuso in un muro! 30.Marzo.1995)









06 febbraio 2008

Osservando le infinite stelle del cielo
non mi è ancora capitato di trovarne una
che brilli, come fai tu nel mio cuore.

#Febbraio 1989#

Si, la perfezione sta nel mezzo
ma agli estremi sta il progresso.

#Febbraio 1989#

03 febbraio 2008

Lo vedi quel piccolo puntino nero
attaccato a quella piccola sporgenza
sulla parete di roccia?
Quello è l'uomo.
Guardalo attentamente,
osserva come le sue deboli falangi
arpionano la pietra.
Arguisci dal luccicare dei suoi occhi
la volontà di arrivare alla vetta.
Guarda
ogni suo muscolo è contratto
ogni suo nervo è teso
ogni suo pensiero è condizionato,
deve arrivare in cima.
Ma qualcosa lo spinge in basso,
lo appesantisce, lo risucchia.
Prima piano,
poi sempre più velocemente.
Le sue gambe, a penzoloni nel vuoto
si stirano, si allungano;
e di pari passo così anche le braccia,
le mai, le unghie.
E' come se avesse nei piedi
l'intero peso dell'universo.
E allora non può resistere,
deve mollare la presa, precipitare.

Hai visto quel piccolo puntino bianco
scomparire nell'acqua putrida
di quel profondissimo pozzo?
Quello era l'uomo.

#Gennaio 1989#



Quanto tempo è passato,
un secondo un secolo
non mi ricordo più.

Ma non ho dimenticato
tutto è ancora qui
chiuso dentro di me

ogni emozione ha trovato il suo posto,
ogni sorriso e lacrima,
ogni sguardo e gesto
ogni parola e silenzio,
ha riempito il mio cuore.

E da adesso in poi
in qualsiasi momento,
per il resto della vita
potrò ricordare a me stesso
cosa significa amare.

#Gennaio 1989#

01 febbraio 2008

Ultima lettera alla Marina

Fino ad oggi ho cercato di capire e analizzare scientificamente, il motivo per cui mi hai lasciato, perchè qualcosa è cambiato in noi. Poi finalmente ho capito (meglio tardi che mai) che non è possibile, che non si approda a nulla, cercando di studiare i sentimenti, in particolare quelli amorosi, come uno scienziato fa con le leggi fisiche. Perchè per definizione questi non hanno niente a che vedere con la logica.
Da questo punto di vista, secondo me, anche la psicologia, che è il tentativo più serio di fare cio che ho finora fatto io, è destinato a fallire miseramente.
Il modo migliore di avvicinarsi ai sentimenti è quello della poesia. Il poeta diventa lo scienziato dei sentimenti.
Facendo ciò, con quel po' di poetico che può essere dentro di me, le cose sono risultate subito chiare ed evidenti.
Hai ragione tu Marina, a non voler cercare di capire il vero motivo per cui mi hai lasciato; e ne io ne nessun altro ha il diritto di torturarti per capirlo e fartelo capire.
Sono sicuro che se mi hai lasciato non l'hai fatto a cuor leggero, ci deve essere stata una motivazione seria e profonda, ma in fondo saperla non ha alcun significato. Spesso, si fanno cose senza saperne il motivo preciso, soprattutto in amore, ma non per questo sono cose sbagliate o fatte male.
Ed a pensarci bene il nostro è il modo più romantico e poetico di finire una relazione: non ci sono rimpianti o rimproveri da farsi. in fondo mi sentirei molto più triste sapendo che mi hai lasciato perchè non mi volevi più bene, o perchè mi sono comportato in maniera sbagliata. inoltre l'amore è bello proprio perchè non ha alcun legame con la logica ed il raziocinio, che invece entrano continuamente nella nostra vita, forse anche troppo.
quindi l'unica maniera giusta di vedere cio che è successo è la seguente: quello che c'è stato fra noi è stato la cosa più bella che ci sia capitata, l'amore perfetto, il massimo della felicità che un uomo e una donna possono raggiungere. Ma si sa che la perfezione non è di questo mondo e ci dobbiamo ritenere molto fortunati di averla vissuta, di averla realizzata, anche se solo per un attimo. E non dobbiamo cercare di capire, perchè solo le cose piccole e mediocri si possono comprendere fino in fondo.

#Gennaio 1989#

E' Natale

dell'anno la festa più grande:
la gioia di donare
la gioia di ricevere
la gioia di amare.

Siamo tutti più buoni
siam tutti felici
siam tutti contenti

Ma può capitare
anche a natale
di non riuscire ad amare
di non riuscire a gioire
restare fermi e tremare.

Avere il ghiaggio nel cuore,
essere nel coro
ma sentirsi solo, solo.

Allora, più Natale non è
se, solo rimani con te.

#Dicembre 1988#

LA CORRIERA

Ecco finalmente arriva
lentamente si avvicina.
Tutti ci accalchiamo
e la porta aspettiamo.
Con lentezza poi saliamo
e il biglietto obliteriamo.

Accidenti non c'è posto da sedere
guarda quello, brutta roba da vedere.

Scusi, permesso, un poco indietro vorrei andare.
Accidenti, quanta fretta, resti li e stia a guardare.

Anche oggi aspetterò
e un tratto in piedi mi farò.

(La corriera è un bell'andare
tutti in festa per Natale,
mentre invece a ferragosto
neanche un figlio di Cagliostro.)

#Dicembre 1988#

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